- CIRIACO CAMPUS. PAESAGGIO 51 | OPENING LA GALLERIA NAZIONALE ROMA

Venerdì 11 novembre la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea inaugura la mostra di Ciriaco Campus, Paesaggio 51, in cui l’artista presenta i suoi ultimi lavori. Sono grandi tele inedite, appartenenti a una serie elaborata nell’ultimo anno, superfici dense e rugose, grigie e nere, lavorate direttamente con le mani, su cui si addensano cenere e detriti, tracce di una catastrofe che sembra aver consumato ogni traccia di vita biologica e di presenza umana. Come manufatti rimasti troppo a lungo esposti alle intemperie, o come tracce carbonizzate di un incendio che ha dissolto ogni forma riconoscibile, i quadri di Ciriaco Campus materializzano la condizione di un paesaggio terrestre ormai inabitabile, deserto e sterile, forse effetto di una catastrofe ambientale, forse di una guerra nucleare che ha annientato il genere umano.

Scrive Stefano Chiodi, autore di un saggio dedicato a questo importante ciclo di lavori, “Le tele, con la loro visione di un futuro distopico e minaccioso, sono esposte nella sala della Galleria Nazionale dominata dalla raccolta di bozzetti e gessi ottocenteschi, monumenti, statue commemorative o funebri destinate a tramandare le virtù e le gesta dei personaggi che vi sono ritratti. Il contrasto non potrebbe essere più forte: alla pedagogia morale del monumento dell’età borghese, alla sua tipica retorica, al suo tono declamatorio, l’artista oppone la scarna essenzialità della sua materia, il silenzio di una Natura ormai devastata in cui sembra essere definitivamente scomparsa la presenza dell’uomo. Ciò che resta è la nuda consistenza geologica di un pianeta che potrà forse iniziare un nuovo ciclo vitale ormai libero dai suoi distruttori. L’impensabile catastrofe è per l’artista anche un monito a considerare il mondo da una prospettiva non più antropocentrica ma immaginando un pianeta che, anche privo della presenza umana, possiede vitalità e forza di creazione. Come ha scritto Ciriaco Campus negli appunti preparatori di questi lavori, “in un tempo lontano, quando prati, boschi, e città non esistono più, quando il cielo privato della luce del sole diventa solido, un uomo nudo circondato da cumuli di detriti impasta con le mani fango cenere e carbone per dare corpo ai suoi ricordi. Crea paesaggi che richiamano nature terrestri e universi lontani, dove terra e cielo, tempo e spazio, si confondono uno nell’altro. La materia così plasmata comincia a brillare di energia propria, la memoria riprende vita”.

Per Ciriaco Campus l’arte è sempre stata uno strumento per indagare le contraddizioni del mondo contemporaneo e allo stesso tempo per esplorare l’ambivalente posizione dell’artista, chiamato a testimoniare e insieme a partecipare agli eventi del proprio tempo. Di qui, un’opera multiforme che nel corso di ormai quattro decenni ha toccato di volta in volta limiti e possibilità di molteplici forme espressive, dalla pittura alla fotografia, dal disegno al video, spesso appropriandosi di immagini estratte dal flusso incessante dei media.

Verrà realizzato il catalogo della mostra con un testo critico di Stefano Chiodi.
L’esposizione si avvale del sostegno della Galleria Beatrice Burati Anderson, Venezia.